Praticamente in ogni intervista, mi domandano cosa ne penso dell’affermazione di Paolo secondo cui le donne devono stare in silenzio e non è loro concesso insegnare agli uomini.
Innanzitutto, bisogna comprendere che la Bibbia riporta verità assolute e verità relative ai tempi in cui è stata scritta. In 1 Corinzi 14, quando Paolo ha detto alle donne di stare in silenzio, aveva già detto ad altri due gruppi di fare la stessa cosa: a quelli che parlavano in lingue e a quelli che profetizzavano (1 Corinzi 14:28, 32, 34). Tutte queste istruzioni avevano lo scopo di mantenere l’ordine durante il servizio di culto, non di far tacere queste persone per sempre o di vietare loro di insegnare e di predicare il Vangelo di Gesù Cristo. Se devo essere sincera, dato che tantissima gente ha bisogno di ascoltare il Vangelo, non riesco a immaginare che Dio proibisca di predicare a chiunque desideri farlo. Il Signore ci ha istruiti a pregare perché mandi operai nella Sua messe. Ha detto che la messe è grande ma gli operai sono pochi (Luca 10:2), non ha detto: “Pregate affinché mandi operai uomini nella messe”.
Torniamo ora al nostro spinoso passaggio di Paolo. Sembra che coloro che parlavano in lingue, quelli che profetizzavano e alcune donne disturbassero, per varie ragioni, il servizio di culto. Non riuscivano a mantenere il controllo e non usavano saggezza per capire quando fosse opportuno parlare o meno. Le donne erano incolte, ed è probabile che facessero domande nei momenti meno opportuni. Molte delle persone che si convertivano al cristianesimo avevano preso parte a riti pagani, dove lo schiamazzo per venerare gli dèi era all’ordine del giorno. Secondo gli studiosi non è da escludere che, prese dall’entusiasmo e dalla foga, alcune donne si fossero ispirate a tali riti per lodare Dio.
Partendo da questi presupposti, proviamo a rileggere le parole di Paolo:
Le donne tacciano nelle assemblee, perché non è loro permesso parlare; stiano sottomesse, come dice anche la legge. Se vogliono imparare qualcosa, interroghino i loro mariti a casa, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea [usurpare ed esercitare autorità sugli uomini in chiesa]. La parola di Dio è forse proceduta da voi [Corinzi]? O è forse pervenuta a voi soli? (1 Corinzi 14:34-36, AMP)
I capi della chiesa di Corinto inviavano lettere a Paolo contenenti le loro domande, e l’apostolo rispondeva. Alcuni esperti hanno fatto notare che sembra che Paolo, nei versi 34 e 35, stia ripetendo una domanda che gli era stata posta, alla quale risponde nel verso 36 con la frase “La parola di Dio è forse proceduta da voi [Corinzi]? O è forse pervenuta a voi soli?”. Diamo un’occhiata a quel “forse”, posto come un inciso: sembra che Paolo sia rimasto sorpreso dalla domanda e che ricordi loro che la Parola di Dio è venuta per tutti. Personalmente, tendo ad associarmi a questa linea di pensiero; altrimenti, il commento di Paolo nel verso 36 sarebbe privo di senso. Paolo prosegue spiegando che i Corinzi dovrebbero desiderare e focalizzarsi sulla profezia, sul dono delle lingue e sulla loro interpretazione, e non impedire questi doni. Conclude dicendo che tutto dovrebbe avvenire decorosamente e con ordine.
Potreste aver notato che Paolo ha affermato che le donne non devono usurpare l’autorità degli uomini. È senz’altro vero che alcune donne che insegnano o predicano potrebbero aver sviluppato un atteggiamento sbagliato. Potrebbero pensare che la loro posizione dia loro il permesso di esercitare autorità sugli altri. Non posso essere responsabile di quanto fanno le altre donne, ma per quel che mi riguarda, posso dire in tutta onestà che quando insegno la Parola di Dio non mi pare di esercitare alcun tipo di autorità né sugli uomini né sulle donne. Semplicemente, uso il dono della comunicazione che Dio mi ha dato per adempiere alla mia chiamata, che consiste nell’insegnare. Voglio aiutare le persone a comprendere la Parola di Dio così che possano facilmente applicarla alla vita di tutti i giorni. Quando tengo una conferenza credo di avere autorità su questa, che sia compito mio mantenere l’ordine; tuttavia, ripeto, non ho mai l’impressione di esercitare autorità sulle persone. La chiesa di Corinto potrebbe essersela dovuta vedere con una o più donne che avevano assunto un atteggiamento non conforme alle Sacre Scritture, ma non per questo tutte le donne devono essere punite in eterno.
È difficile sapere con esattezza cosa stesse accadendo quando Paolo ha scritto quella lettera, ma non possiamo prendere questo verso come prova che alle donne è vietato parlare in chiesa. È necessario prendere in considerazione tutte le altre Scritture, che mettono ben in chiaro che Dio si è sempre servito di loro.
Inoltre, Paolo riconosce alle donne il diritto di imparare edi istruirsi, tant’è vero che consiglia loro di interrogare i propri mariti a casa. Come ho già detto, ritengo che il commento che le donne debbano stare in silenzio in chiesa fosse funzionale al mantenimento dell’ordine, che non volesse impedire del tutto alle donne di partecipare. Dovevano semplicemente subordinarsi all’autorità presente, proprio come ci si aspettava da tutti glialtri.
In 1 Corinzi 11:5, Paolo dà istruzione alle donne di coprirsi il capo quando pregano o profetizzano pubblicamente (quando insegnano, confutano, rimproverano, ammoniscono o danno conforto). Perché mai Paolo avrebbe dovuto dire alle donne come vestirsi per pregare o profetizzare (ricordate sempre che profetizzare, in parte, significa insegnare) se voleva che queste stessero sempre in silenzio in chiesa? Tra l’altro, che le donne si coprissero il capo in queste occasioni, in segno di rispetto e sottomissione all’autorità, era costume dell’epoca. Oggi non lo è più, perciò alle donne non è richiesto di farlo.
Inoltre, in 1 Timoteo 2 Paolo afferma che non permette alla donna di insegnare. Questo verso ha fatto sì che molte donne non rispondessero alla chiamata di Dio, al destino che il Signore aveva scritto per loro. Priscilla, assieme al marito Aquila, era fondatrice e leader di quella stessa chiesa cui Paolo stava scrivendo. Partendo da questo presupposto, credete sul serio che volesse intendere che le donne dovessero stare in silenzio e non insegnare? Che proprio lui, che aveva chiesto alla chiesa di Roma di ricevere Febe, una donna ministro di Dio, con tutto l’onore e il rispetto (Romani 16:1-2), stesse dicendo che le donne non potevano assolutamente amministrare una chiesa?
Potremmo non sapere mai con esattezza a cosa alludesse Paolo e la ragione per cui si è espresso in questo modo in questo passaggio biblico tanto discusso. Ciò che è chiaro è che stava parlando di una situazione specifica in uno specifico periodo storico: di certo non stava dettando una legge imperitura.
Non ho la preparazione teologica adeguata per trattare questo problema in maniera approfondita. Ho letto molto di quanto è stato scritto da persone più erudite di me e ho cercato di condividere, in parte, ciò che sento di aver appreso. Quello che so per certo è che Dio ha sempre usato, e usa tuttora, le donne come leader, insegnanti, predicatrici, ministri, missionarie, autrici, evangeliste, profetesse e così via.
Sorelle, ricordate sempre che Dio vi ama e che vuole servirsi di voi in maniera grandiosa per aiutare altre persone. Non permettete mai a nessuno di dirvi che Dio non può o non vuole servirsi di voi solo perché siete donne. In quanto tali, siete creative, amorevoli, sensibili e potete assolutamente essere una benedizione per gli altri. Potete produrre molti buoni frutti nella vostra vita. Non dovete per forza condurre una vita insignificante, sempre nell’ombra. Se Dio vi ha chiamate a un ruolo di leadership, allora è ciò che dovreste fare. Se vi ha chiamate al ministero, allora rispondete alla chiamata. Se vi ha chiamate a essere donne d’affari o casalinghe, allora siate fiere di diventare tutto ciò che vi ha chiamate a essere. D’altro canto, un albero si riconosce dai suoi frutti (Matteo 7:16).